4 maggio 2013

Attorno al Monte Lavane

Mi ricordo un trekking che feci da bambino (avrò avuto 5 anni) con mio padre sopra le mie colline. Credo che fossimo nei pressi di Cà Malanca ed era l'inizio di primavera. Come ogni inverno che si rispetti, sui sentieri si trovavano rami secchi a terra, arbusti spezzati, alberi caduti. Uno di questi ci sbarrò di netto la via. Era un pino nero e la sua mole era enorme rispetto alla mia stazza. Certo io ero piccino e mio padre ancora in ottima forma per superarlo, ma mi chiese di tirargli fuori dallo zaino un seghetto che teneva sempre con se quando andava in giro. Lo estrassi e lo posi tra le mani di mio padre. Cominciò ad aprirsi un varco tra i rami, poi cominciò a segare il tronco in due pezzi. Mi chiese di riporre il segaccio nello zaino e così feci. Poi cominciò a spostare i rami e i due pezzi di tronco che tagliò. Io spostai qualche rametto e correvo a destra e a manca per farmi vedere che anch'io ero bravo e forte come lui. Alla fine il sentiero era sgombero e potemmo proseguire nel cammino mano nella mano.
Chiesi perchè lo avevamo fatto e per quale scopo: "Lo abbiamo fatto per mantenere pulito e ben percorribile il sentiero, così la prossima volta che verrai non ti dovrai arrampicare sopra qualche riva o strisciare sotto l'albero per proseguire il cammino... il sentiero era così prima e così lo deve essere tutte le volte che lo vorrai venire a fare."
Devo molto a mio padre per questi insegnamenti e per il rispetto che mi ha dato verso la montagna. E mi vien sempre da ricordare quel giorno come la mia prima manutenzione ad un sentiero. Una cosa che ad oggi faccio con estrema devozione verso il mio territorio che mi ha partorito e che mi ha dato modo di mangiare e di appassionarmi ad esso.